Il Manifesto #controlemolestie

Il Manifesto #controlemolestie esprime con fermezza la posizione dell’Associazione Nazionale Alpini, che invita tutti alla consapevolezza e all’azione per un reale e concreto cambiamento culturale.

Le dinamiche sociali si sono formate attraverso l’educazione ricevuta, i media, la letteratura e i rapporti familiari, stabilendo codici di comportamento che sminuiscono l’emancipazione e la libertà delle donne.

Per molestia sessuale si intende “ogni atto o comportamento indesiderato, anche verbale, a connotazione sessuale che reca offesa alla dignità  e  alla libertà della persona che lo subisce, o che può creare ritorsioni o un clima di intimidazione nei suoi confronti[1]”. 

 

Oggi in Italia non esiste ancora il reato specifico di molestia sessuale, che quindi resta compresa nel più generico reato di molestia (art. 660 cp) e, nei casi più gravi, di violenza sessuale (art. 609 BIS).

 

Le molestie a sfondo sessuale si nascondono spesso dietro a complimenti e battute, con cui si tende a rendere socialmente accettabile un comportamento che invece danneggia la convivenza, rischiando di giustificare una condotta irrispettosa e nociva.

 

Non sempre le molestie sono intenzionalmente intimidatorie; nell’immaginario collettivo è diffusa la credenza che le donne siano sempre contente di ricevere complimenti. Questa credenza ha origine da una cultura che descrive gli uomini come conquistatori e le donne come oggetto di conquista. È per questo che le molestie vengono tollerate socialmente e scambiate erroneamente per complimenti.

 

I complimenti dovrebbero gratificare la persona che abbiamo davanti. La validità del complimento viene stabilita da chi lo riceve, non da chi lo fa. Le molestie non sono questione di punti di vista. Per capire il confine tra complimenti e molestie bisogna pensare all’effetto che questi comportamenti possono avere su chi li riceve. 

 

Considerando che in Italia il 31% delle donne tra 16 e 70 anni ha subito una forma di violenza fisica o sessuale (fonte: ISTAT) e che oltre l’80% delle donne è oggetto di molestie verbali è più che comprensibile immaginare che le donne si trovino in una condizione di insicurezza constante e che quando ricevono approcci da sconosciuti provino fastidio, umiliazione, timore: malessere spesso interpretato come ingratitudine e arroganza, che innescano reazioni ancora più offensive.


[1]Protocollo d’intesa per l’adozione del codice di condotta nella lotta contro le molestie sessuali per i dipendenti del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, 1999

Per riconoscere se un comportamento costituisce una molestia bisogna analizzare la relazione in cui si manifesta. Essenziali un paio di domande: Conosco quella persona o ho con lei relazioni di lavoro, di amicizia o affettiva? Ho ricevuto il consenso esplicito per fare complimenti, approcci di natura sessuale o avere un contatto fisico?

Se la risposta è “NO” ad almeno una di queste domande, alcuni comportamenti sono molestie.

Importante anche il contesto: una donna che riceve un apprezzamento mentre cammina tra la folla può non percepirla come pericolosa. Ma se è sola? Se ha intorno più di un uomo invadente? I comportamenti molesti sono perciò tutti quelli che potrebbero provocare fastidio o incutere timore.

 

Sono da evitare: opinioni non richieste sull’aspetto fisico, anche se si utilizzano espressioni che sembrano positive; fischiare, cercare di attirare l’attenzione col clacson, applaudendo e ammiccando; usare nomignoli allusivi. Per entrare in contatto con una donna che si vede per la prima volta bisogna essere sicuri che lei accetti in modo positivo le attenzioni.

Sono sempre molestie: commenti volgari o a sfondo sessuale – gesti che indicano i genitali o mimano un atto sessuale – battute a sfondo sessuale (“Fatti prendere, lo so che ti piace!”) – approcci che cercano di avere per forza una reazione positiva, spesso sottointendendo una “colpa” o una mancanza della donna (“Non mi fai un sorriso, sei frigida per caso?” “Ehi, se sei arrabbiata con il mondo puoi fermarti a parlare con me”)

 

Contatti fisici senza consenso sempre da evitare: Palpeggiare qualsiasi parte del corpo di una donna – Abbracciare o baciare senza il consenso della diretta interessata – Ostacolare il passaggio intenzionalmente

– Appoggiare le mani sulle spalle durante una conversazione – Toccare le braccia di qualcuna mentre svolge il suo lavoro – Afferrarle la mano – Toccare qualsiasi parte del corpo mentre si fa un complimento come, ad esempio, dicendo: Che bei capelli.

 

Un no è un no. Dopo un rifiuto capita di sentire commenti che sono forme di molestia, come “Pensi di averla solo tu? Tanto sei brutta, ti avrei fatto un favore. Ma quanto sei acida, fattela una scopata”: sono espressioni intollerabili. Se si passa alle minacce siamo oltre la molestia, si arriva all’intimidazione, che sicuramente crea paura nella persona che le riceve.  

Contrastare le molestie verso le donne è un atto di civiltà. Bisogna essere disponibili a cambiare prospettiva, diventando protagonisti della costruzione di una società più libera ed egualitaria.

Davanti a una molestia è comprensibile sentirsi insicuri: una soluzione può essere contattare le autorità presenti, preservando così vittima e spettatore. Per autorità si intendono, ad es., manager del ristorante, personal trainer della palestra, l’autista dell’autobus, o una figura istituzionale.

Se si vuole segnalare l’incidente alle Forze dell’ordine, è meglio chiedere alla vittima se desidera farlo, perché non tutte le vittime si sentono a loro agio nell’effettuare una denuncia formale. Non bisogna invece esitare nel rivolgersi alle Forze dell’ordine se la vittima è in una condizione di pericolo. Basta una frase che richiami l’attenzione: ”Il signore sta disturbando la ragazza, può intervenire?”

Prima di intervenire direttamente col molestatore è fondamentale valutare se ci siano rischi fisici per la vittima o gli altri, e una volta allontanata la possibilità di rischio si può parlare direttamente col molestatore in modo prudente ma deciso. Ci si può rivolgere direttamente al molestatore, con tono di voce calmo e parole chiare: “Smetta di importunarla”, “La sta disturbando”, “Guardi che lei le ha chiesto di smettere”.

Può essere più semplice ed efficace interrompere la molestia in modo discreto, senza far capire cioè al molestatore che si sta intervenendo contro il suo comportamento, rivolgendosi direttamente alla vittima, ignorando l’aggressore, per far sentire la vittima protetta, senza aumentare il rischio di aggressioni.  Si possono ad esempio chiedere informazioni alla vittima: Mi saprebbe dire dove si trova Piazza Tal dei tali?O fare finta di conoscerla, “Ciao! Da quanto non ci vediamo, come sta tua mamma?”, impostando fisicamente una barriera tra molestatore e vittima.

Produrre documentazione

Fotografare, filmare o prendere nota di una targa o di un nome possono essere modi utili per garantire prove in caso la vittima decida di denunciare. Azioni importanti perché la molestia non resti impunita. Tuttavia, è fondamentale ottenere l’autorizzazione della vittima prima di fornire il materiale alle autorità competenti e assicurarsi che non venga pubblicato online. La protezione della privacy va sempre garantita.

Bisogna evitare di minimizzare l’esperienza della vittima o di giudicarla in qualsiasi modo.

Non è mai opportuno usare frasi come “Poteva andare peggio, non è successo niente di grave”.
“Gli uomini sono fatti così, non farci caso”.

Invitare a non frequentare quei posti, non vestirsi in un certo modo, chiedere se la persona ha bevuto o ha provocato una reazione sono il modo sbagliato di far fronte a un episodio di molestie.

Non è semplice ammettere di aver commesso un atto inopportuno nei confronti di una donna. Ma il primo passo per un vero cambiamento è riconoscere che anche senza intenzione negativa si può sbagliare.

Cose da dire: Scusa – Non avevo l’intenzione, non lo rifarò – Posso fare qualcosa per farla sentire meglio?

Cose da non dire: Non si può dire più niente! Era un complimento – In fondo le piace – Non si può più corteggiare una donna

 

Il comportamento più importante è diventare un esempio positivo, per influenzare gli altri uomini all’ascolto, cambiando così i comportamenti collettivi. Quando uno si comporta in modo rispettoso, infatti, può motivare gli altri ad agire allo stesso modo. Non è facile sfidare un gruppo, ma è la strada da percorrere per affiancare veramente le donne nella lotta contro molestie e violenze.

 

Cosa fare: Richiamare l’attenzione del gruppo quando si fa una battuta sessista – Intervenire quando un amico mette in atto una molestia – Divulgare informazioni riguardo le molestie sessuali – Intervenire mettendo al sicuro la vittima quando si assiste a un approccio indesiderato

Il Manifesto e il Manuale sono stati realizzati da Associazione Nazionale Alpini in collaborazione con Karen Feier Ricci e Eva Massari.